Friday, November 18, 2005

Le parole dell'amica di Marcella

Marcella abitava accanto a casa mia. Lo scorso martedì si è trasferita al Cimitero di questo stesso mio paese. Marcella cercava la gente ogni giorno. Negli occhi grandi, scuri e acquosi si leggeva che non sarebbe stata adatta a stare da sola. Ma la solitudine è stata l'unica presenza costante nella sua vita. Un marito ed un compagno che l'hanno preceduta nel trasloco; Marcella li ha amati diversamente in diverse stagioni della sua vita. Nessun figlio. Il cane del nipote che abitava accanto a lei si faceva accarezzare e si aveva la sensazione che fosse lui il suo bambino. Marcella amava i cani e versava ogni anno un'offerta al Canile di questo stesso mio paese. E la faceva versare anche a me. Avrebbe amato anche il nipote, se il nipote avesse trovato il tempo per amarla.
Marcella cercava la gente ogni giorno. In estate stava sulla porta di casa e parlava con chi passava. Poi stava un mese in vacanza con due amiche e quando tornava era la fine dell'estate. In inverno suonava il campanello con qualche scusa e restava un'ora a parlare. Stringeva le labbra anche mentre parlava e muoveva la mascella in un moto involontario, di rammarico e di scusa. Perché temeva di disturbare. Quando iniziava a parlare aveva spesso la voce bassa e stonata di chi sta zitto da troppo tempo. E quando rideva sembrava che piangesse.
Marcella amava i ciclamini. Mia madre la mattina del giorno del funerale ne ha messi due sulla finestra, uno bianco e uno rosso. Perché Marcella e il corteo che la portava in chiesa ci passasse davanti.
Sono stata al suo funerale. La cerimonia mi era lontana come ogni cerimonia di questo o di altro genere. Ho guardato per un'ora la bara, ero lì per la persona che c'era dentro. Per l'ultima occasione di salutarla. Per rispetto della sofferenza. Per guardare la morte e prendere coscienza che accanto alla mia c'era una casa vuota.
Al funerale c'erano il nipote, i vicini, le due amiche e la parrucchiera dove ogni venerdì Marcella si faceva la messa in piega per andare in chiesa la domenica.
Quando siamo usciti dalla chiesa ho sentito una delle due amiche avvicinare la parrucchiera e dire:
«So che non è il momento più adatto, ma avrei bisogno di un appuntamento per domani. Devo fare la permanente.»
Me ne sono andata a casa.

Marcella. Quando penso ai tuoi occhi mi ricordo delle parole di un fado:
«L'allegria che dimostriamo non ci passa dagli occhi»
Ad occhi chiusi nessuno se ne accorgerà. Spero che tu sorrida per l'eternità. Lontano da questo stesso mio paese.

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Brigattì, è una storia triste e che fa pensare...
Il primo pensiero che mi è venuto alla mente è che forse dovremmo prestare più attenzione alle persone che si sentono sole e che probabilmente lo sono per davvero.
Sempre più persone soffrono del mal di solitudine e questo mi fa pensare che qualcosa nella nostra società non va come dovrebbe andare.Che tristezza...
Ciao brigattì,Enza(faust)

3:28 PM  
Blogger lonewolf said...

la vita viene e va
spesso amara
vive
da sola
in un ricordo
che non spegne il tuo sguardo
mentre il mondo
esorcizza un oblio
che l'ignoto timore
tinge di viltà

4:45 PM  

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