Monday, November 21, 2005

Il silenzio di Alessandro

Alessandro era un mio compagno di classe del biennio, al Liceo di questo stesso mio paese.
Era una mattina delle tante che ci hanno raccolto fra quelle quattro mura, seduti scomodamente ai banchi, adolescenti assonnati e insolenti. Adolescenti che non sapevano stare insieme, per lo più. Straordinariamente diversi l'uno dall'altro, tanto da sembrare, più che una classe, un campionario. Dispettosi e solitari, rigidi e vendicativi, forse soltanto adolescenti alla prova di sopravvivenza in un luogo ostile. Ci difendevamo così dalle debolezze di una trasformazione, esteriore e interiore. Eravamo brutti ed insicuri. Bambini che si allungavano nella foresta dei primi peli superflui. E ogni passo era un'esplorazione e tutto il resto era dimostrazione di forza e di coraggio, issando una bandiera mai bianca.
Ci chiamavano 'individualisti'.
Anche per questo, quella mattina è rimasta memorabile ed eccezionale.
Pochi giorni prima c'era stato il compito di Italiano e proprio quella mattina la professoressa aveva distribuito i risultati. Alessandro sul suo tema ci lesse non classificato. In altro contesto significa fuori dalla gara. Non qua.
La professoressa davanti alla cattedra fece spettacolo, più che nostro suo malgrado.
Nella massima espressione della sua ottusità e della sua frustrazione, credo, strappò il tema di Alessandro gettandolo nel cestino. Picco di zelo da educatrice e di idiozia.
Quello di Alessandro non era il giusto modo di scrivere un tema di Italiano. Mancava di punteggiatura, era illeggibile e cialtorne. Linguaggio troppo diretto e colloquiale, mancava di elaborazione.
Il suo giudizio invece mancava di illuminazione e sensibilità. E la classe insorse e il campionario divenne una classe. Tutti gli individualisti divennero Alessandro.
Perché sapevamo.
Sapevamo che due giorni prima del compito era morta la zia di Alessandro. Quella zia che una sera, durante una cena in famiglia, aveva annunciato di avere un cancro al seno e di rifiutare le indagini mediche per l'intervento che avrebbe potuto darle occasione di salvezza. «Per la vergogna, la troppa vergogna di sentirsi palpata da sconosciuti e di mostrare il seno nudo» disse la zia. «Piuttosto la morte».
Alessandro aveva raccontato tutto, di un fiato e senza punteggiatura. Così come se l'era sentito dire dalla zia, a tavola quella sera. Senza raffinare il linguaggio italiano del racconto.
E tante scuse all'Italiano. Alessandro senza filtri: aveva gettato olio bollente dalla finestra, fuori dal suo cuore che stava implodendo. Alessandro aveva sedici anni come tutti noi. Nessuna scusa per chi non ne aveva tenuto di conto. Nessuna scusa perché eravamo
adolescenti assonnati e insolenti, straordinariamente diversi l'uno dall'altro, dispettosi e solitari, rigidi e vendicativi, brutti ed insicuri. Per una mattina una classe unita. Sedicenni e non individualisti. E individualisti forse mai, davvero, nel senso adulto della parola. Diversi, fra di noi e dagli altri.

Anni dopo, Alessandro si è perso per strada. D'estate, sulla sua moto.
Quella mattina restò muto davanti al giudizio che la professoressa aveva scritto sul suo tema.

Senza parole.

Avrebbe voluto gridare. E quella mattina abbiamo gridato noi per lui. In coro.

Ho scritto un racconto che ho regalato ai miei compagni.
Perché restasse qualcosa di scritto.
Perché il tema di Alessandro finì e restò nel cestino.
La prima idea era di postarlo. Ma non lo farò.

Perché qua deve restare il silenzio di Alessandro.
Le sue parole erano su quel tema.

Le mie avranno altre occasioni.

4 Comments:

Anonymous Anonymous said...

non saputo far di meglio che trovare un'immagine che restituisse ciò che ho provato nel leggere questo post.

continua.

ci sto prendendo gusto.

11:26 AM  
Blogger Brigatta said...

Intendo continuare.

:))) Bri

2:38 PM  
Blogger lonewolf said...

parole di denuncia
di un sistema
che stritola e schiaccia
le singolarità
umiliandole
in nome di un'utopica
inutile
squallida
uniformità

belle
le parole di Brigatta:-)
bello
il silenzio di Alessandro

:-)

4:27 PM  
Blogger Brigatta said...

Caro Lone.
Sei necessario.
Se tu non ci fossi dovrei inventarti.
A presto.

:) Bri

8:03 AM  

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