Tuesday, September 12, 2006

Il primo giorno di Lily


«Dicono di lei che è strana perché dice sempre quel che pensa,
dicono di lei che è pigra perché quel che fa non lo vede nessuno,
dicono che è insignificante perchè non ama gli effetti speciali,
dicono che si trascura perché non ama indossare maschere,
dicono di lei, dicono quel che in fondo non pensano.» Questa era la nenia che Lily cantava appena sveglia, nel primo giorno della sua vita. Perché Lily, appena nata, sapeva già parlare. E cantare. Stonando un po'. E sì che le dispiaceva di stonare, ma le parole di quel canto erano più forti e si concedeva qualche stecca. Quelle parole sapevano di sole e di mare. E Lily non sapeva cos'era il sole. E non sapeva cos'era il mare. Ma poteva immaginarlo perché quelle parole ne avevano il profumo. Il prato di Lily stava sotto un cielo d'asfalto. E Lily credeva che l'asfalto fosse il cielo. E il cielo sopra di lei tuonava. E i tuoni passavano veloci come auto su un viale, mentre in un mattina di quasi autunno tutti correvano dove credevano di dover andare. Là sotto Lily era sollevata dal suolo. Le pagine del suo libro si agitavano come ali perché c'era una nuova storia da raccontare. Il suo ciuffo rosso toccava quasi il cielo plumbeo. Così, fra tuoni e grigio sulla testa, sembrava quasi che dovesse scrosciare un temporale. Ma là sotto Lily non si sarebbe mai bagnata per un temporale. E neppure voleva immaginarlo. Lily volava ad occhi chiusi. Il profumo delle parole la portarono su una distesa azzurra che si muoveva appena sotto i suoi piedi, abbracciata da una luce calda che sembrava essere la madre che credeva di non avere. Mare e sole, non erano che questo, dunque. E questo non era poco. Lily provò a scendere solo di un po', agitando e spingendo i piedi verso il basso. La distesa azzurra era gelida e Lily aprì gli occhi, perdendo ogni traccia del sogno. Lei era una creatura d'aria. L'acqua, che era il mare, non era proprio il suo elemento. Era come aver trovato un temporale sotto i piedi. E anche quell'abbraccio caldo, che era sempre più caldo, alla fine le scottava la pelle candida come il colore delle foglie che crescono al buio. Lily si ritrovò ad occhi aperti, nella pace del suo cielo d'asfalto. Nella protezione termica dell'ombra. Si poteva sognare anche così. E anche meglio. Sua madre, se ci fosse stata, sarebbe stata una luna e non un sole. Ma questo non le dava un volto. Perché là sotto non c'era madre e non c'era luna. C'era soltanto Lily. E c'era la sua immaginazione. E c'erano le pagine che ancora dovevano sfogliarsi per alzare Lily in volo.

Se voi direte ancora cosa pensate di Lily... lei vivrà un altro giorno, perché sono le vostre parole che muovono le pagine del libro. Lily vive per questo e di questo.

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