Sunday, November 05, 2006

Due gatti per Lily

Due gatti si avvicinarono e si strusciarono a lei, riscaldandola piacevolmente. (Si erano materializzati dal niente, sotto il cielo di asfalto. Come fossero un dono del cielo, di quel cielo e non di altri.)
Ma non bastava. Ci voleva la storia.
Si scambiarono uno sguardo e il più grande cominciò:

"Ciao Tigre, bentornato! Ecco la tua cena. Mangi di gusto eh, ti lecchi le labbra. Io mi sono fatto un preconfezionato veloce, non ho mai tempo di cucinare seriamente, mi foraggio alla meglio.
Vieni sul divano, ci riposiamo. Fatti accarezzare, mi rilassa e ne ho bisogno. Ho avuto una giornataccia. Questo lavoro mi sta uccidendo, sono sempre stanco e stressato.
Com’è morbido il tuo pelo, è uno dei maggiori piaceri della mia vita. Fai le fusa, bene, almeno uno di noi è contento.
Dove sei stato stasera? A spasso, beato te. E magari ti sei fatto qualche gattina, è la stagione degli amori. Non sei mica sfigato in amore come il tuo padrone!
Sbadigli? Sei stanco anche tu. Che bei denti affilati, sei una belva Tigre!
Avrai dovuto lottare con gli altri maschi. Fammi vedere: hai solo un paio di graffi. Glie le hai suonate vero? Vorrei saper combattere bene come te!
Vorrei vivere come te. In fondo un po’ ci somigliamo, anch’io andrei sempre in cerca di avventure se potessi. Ecco perché questa routine mi pesa. E mi pesano i legami, avrei un carattere indipendente. Ma ho preso così tanti impegni ormai.
Sbadigli ancora? Sei proprio stanco. Stanco e soddisfatto, scommetto. Vorrei esserlo anch’io, invece sono stanco e depresso. Che vitaccia la mia, Tigre!
- E basta!
- Cos’è? Chi è stato?
- Secondo te? Qui ci siamo solo tu e io.
- Tigre! Ma tu parli!
- Miao, e mi sembra giusto, tu hai parlato anche troppo. Non ne posso più delle tue lagne.
- Oh…scusa, non volevo annoiarti.
- Lo dico per te. Miao, datti una mossa, amico. Se la tua vita non ti piace cambiala!
- Ti sembra facile? Bisogna pur mantenersi. Tu dici bene, ma che faresti se non ci fossi io a occuparmi di te?
- Mi arrangerei, come tanti miei simili. Miao, non serve poi tanto per vivere. Un topo di qua, un pezzo di cibo rubato di là. Un cespuglio o un sottoscala per dormire. Una gatta ogni tanto per una sveltina. Un tetto su cui stare sdraiati o un giardino da esplorare.
- Beh, per noi umani è diverso. Non possiamo mangiare carne cruda o rifiuti. Non possiamo dormire all’aperto se non siamo attrezzati. E le nostre femmine non si accontentano di accoppiarsi e poi andare ognuno per i fatti suoi. E comunque anche noi abbiamo bisogno di passatempi più elaborati…
- Miao, e non vedete al buio, non sentite gli odori, non cadete in piedi, non estraete le unghie, vi muovete come dei sacchi di patate…siete gli animali più imbranati e impediti del mondo! Gnaa gnaa, non potete neanche curarvi le ferite da soli! Vi tocca comprare il disinfettante, per non parlare dei digestivi e della vitamina C. Gnaa gnaa, sapessi le risate che ci facciamo su di voi!
- Ma insomma Tigre…beh non hai tutti i torti a pensarci bene…
- Miao, pensa, pensa, che è l’unica cosa che vi riesce bene. Pensare, cioè arzigogolare con la mente. Bell’affare avete fatto, tra tanti organi sviluppare proprio il cervello!
- Miao, cioè sì, hai ragione. Ma non l’ho mica chiesto io di nascere umano, e non ci si può fare niente.
- Miao, qualcosa si può fare invece…
- Ma che succede?…mi gira la testa…tutto diventa più grande…o sono io che rimpicciolisco?…ehi ora vedo tutto molto meglio…percepisco tutto meglio…ho caldo…mi sento più forte, più sano…è fantastico! Sei stato tu? Come hai fatto?
- Miao, qualunque animale può farlo se ha abbastanza empatia con l’umano.
- Empatia?
- Miao, l’hai detto anche tu che ci assomigliamo. E poi sai, anche se ho riso di te, un po’ ti voglio bene. Mi faceva male vederti ridotto così, e mi piaceva l’idea che potessimo stare di più insieme e divertirci. Miao, o sei ancora così umano da credere alla vecchia storia che i gatti non si affezionano?
- Lo sai che non ci ho mai creduto. Ma adesso come faccio? Chi si occuperà della mia casa? Che dirà la mia famiglia? Chi porterà avanti il mio lavoro?
- Casa? Famiglia? LAVORO? Pffffff! Che te ne importa di queste cose? Sei un gatto!
- Hai ragione, a pensarci bene non me ne importa più niente.
- Pensare? Pfffffff!
- Va bene, non penso più. Allora, che facciamo adesso?
- Miao, è una bella notte di luna, andiamo un po’ in giro a esplorare, poi si vedrà.
- Sì, cioè miao. Ma non torniamo troppo tardi. Domattina devo…
- PFFFFFFFFFF!
- Abbi pazienza, mi ci devo abituare. Andiamo, amico."

I ragni finalmente se ne andarono verso le loro tane, per riposarsi un po' le zampe. E Lily si accorse di volare soltanto dopo che l'Alibro l'aveva alzata dal prato. Era ancora stordita dalla lunga malattia e dalla paura. Non la paura di morire. La paura di non poter più immaginare niente. Chiuse gli occhi, ma le stelle brillavano sotto le sue palpebre. E iniziò ad immaginare l'Indipendenza. Perché la storia dei gatti ne aveva il profumo. Lily si trovò in mezzo a qualcosa che non era aria, era qualcosa di più leggero. Si muoveva senza pensare ai movimenti. Senza pensare a niente. Perché poteva tutto. Un'onnipotenza positiva che donava soltanto la libertà di potere (voce del verbo, e gli Inglesi non avrebbero di questi imbarazzi). Un cuore leggero. Leggero come un palloncino appeso ad un filo che non riesce più a trattenerlo, un filo libero da qualsiasi vincolo. Un filo che si muove come la coda di un gatto felice, che serve soltanto per mantenere l'equilibrio. Perché l'equilibrio ci vuole. L'equilibrio che ti evita di cadere nel significato più negativo dell'onnipotenza. Per questo Lily immaginava l'indipendenza come lo spazio più libero dell'individuo. Uno spazio che si ottiene senza guerre, rifiutando il compromesso.
- Soltanto dai gatti possiamo imparare come si fa. - Pensò Lily un attimo prima di riaprire gli occhi. Un'aria rosata scendeva dal cielo d'asfalto, come se il cielo respirasse. Il tramonto stava per baciare il cielo di sopra. E il cielo già arrossiva al pensiero.

Lily è felice come non mai. Perché le storie erano arrivate e ora c'era il tramonto. E il tramonto porta sempre vicino a lei i pensieri della sera. Sempre. Sempre se voi vorrete ancora farla volare...

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