Thursday, September 28, 2006

Le farfalle del sogno

La pila di scatole cadde e ogni scatola mostrò il suo contenuto. Da alcune uscirono farfalle dalle ali dorate, da altre farfalle con ali appena accennate e in altre stavano rannicchiate nell'angolo crisalidi in attesa che il miracolo della Vita si compisse. Le farfalle dorate volarono via, altere, leggere. Alcune di loro però si fermarono a volare sulle scatole aperte, in attesa che ali accennate diventassero dorate e che le crisalidi diventassero farfalle per volare insieme più in alto.
Nella Fabbrica di Sogni ora non c'era nessuno. Lily se n'era appena andata, uscita dalla porta come dal suo sogno.
Lily era sul prato, quando l'Alba terminò di ripulire il cielo e arrivò il giorno. Ma le civette non fuggirono alla luce del sole. Si tramutarono. Prima le loro piume divennero del colore dell'oro. Poi persero i becchi e i grandi occhi rotondi si rimpicciolirono fino alla dimensione di una capocchia di spillo. E infine non si sarebbero più dette civette. Si sarebbero dette farfalle. E Lily che si era arresa davanti al suo sogno si trovò con un giorno il più di vita. Inaspettato. E invece. Il suo sogno era lì. Le farfalle l'avevano cercata e trovata. Perché Lily si meritava il suo sogno e le farfalle d'oro gliel'avevano portato. Insieme alla luce del sole del mattino. Lily si alzò in volo raggiungendo le farfalle e depose un bacio sulla testa di ognuna di loro. Mille baci. Forse più. Lily perse il conto. Alla fine della storia che chiuse l'Alibro, riportando Lily sull'erba fresca del prato, non contava il numero dei baci. Non contava il numero di farfalle. Non contavano le coppie di ali o le pagine dell'Alibro. Contava un giorno in più per la vita di Lily.

E sarete voi, e non più le farfalle, a aggiungere ancora un giorno alla vita di Lily... raccontandole una storia...


1 Comments:

Blogger lonewolf said...

Mastodontico e infinitamente pesante.
Così si sentiva da giorni il vecchio Bronto.
Un canuto, logoro, indefinito essere.
Dal sembiante di mostro, più che di antiquato e decrepito, stanco animale.

Guidato da uno strano istinto
che nemmeno lui avrebbe saputo spiegare
si era avventurato con passo stanco
alla ricerca di un mondo
che il suo sguardo offuscato
confondeva tra nebbie moleste e malsane.

Col respiro affannato
e le zampe tremolanti e gonfie
di infinita fatica e profondo dolore
pur senza sapere dove
né tanto meno perché
inizio a camminare…

Confuso dalle ombre scure
trasportate dal vento di tempesta
col suo peso immane
fu colto da folle raptus
e nel correre verso il destino
non s’accorse delle creature
che le sue zampe immense
calpestavano con forza tale
da riuscirle a schiacciare…

Un albero fu abbattuto
dalla sua marcia senza fine
ed il boato del crollo
occultò al suo udito
ma non al suo cuore
lo straziante scricchiolio di ossa
violentemente macinate
dalla furia di una notte
senza luna e senza stelle
e con un buio
più da rabbrividire che da dimenticare…

E nel lamento delle ossa amiche
spezzate nell’eco del suo impotente stupore
Bronto comprese che il suo viaggio
era senza una fine
che non fosse la logica soluzione
d’una vita virtuale stanca
che si consumava nel candore
di un mondo scomparso
che il suo istinto animale
non aveva dubitato di riconoscere
come i primi tristi lamenti
d’un corteo funebre
che l’avrebbe condotto
in un luogo di riposo eterno
dove la sua anima
liberata del corpo appesantito dal tempo
e dal grigio pallore
d’un riflesso senza fine
avrebbe finalmente ritrovato
la leggerezza e la speranza
che proprio in quel mondo
aveva scoperto capaci
di donargli ali di farfalla
in grado di sorreggerlo nel cielo di una vita
nuova e ricca
d’emozioni e d’amore
in cui, finalmente,
poteva volare…

6:52 PM  

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