Una paperella rossa
E l'alba arrivò. La dolce signora vestita di oro sfiorò con le sue dita rosee e leggere il volto ancora addormentato di Lily. «Svegliati Lily, svegliati mia tenera bambina. Non puoi più sognare. E' tempo di vivere questo giorno. Svegliati».
E Lily si svegliò. Una luce fatta di mille rose e mille perle la prese nel suo morbido abbraccio e la riscaldò. Un fremito nell'Alibro, una nuova forza, un nuovo giorno, forse una nuova storia da vivere.
Sul grigio dell'asfalto, trasportata da un rivolo di acqua, comparve una paperella rossa, il giocattolo disperso di qualche bambino. E con la sua andatura lenta e dondolante passò accanto a Lily.
L'alba aveva concluso la sua missione nel cielo. Ma il sole quasi non c'era. Lily non aveva neppure sentito il temporale che aveva bagnato l'asfalto. Era il primo giorno d'Autunno, i temporali ancora passavano veloci. Giusto il tempo di distrarsi infilando una collana di perle. Era ancora possibile non accorgersene. E Lily si svegliò dal pianto con il saluto dell'alba. L'Alibro si muoveva. Perché Lily non sapeva cos'era il pianto e non sapeva che le perle erano lacrime. Ma la forza del nuovo giorno le fece chiudere il pianto e le lacrime in un cassetto. Insieme ai temporali e al Tradimento. Perché vicino a lei si era fermata una paperella rossa. Poco importava che fosse arrivata con un temporale. Era un giocattolo sfuggito al gioco. Perché forse il gioco non gli piaceva. Ecco: la paperella voleva mantenere l'arbitrio della direzione da prendere e non le andava di sentirsi pilotata da qualcuno che la teneva per la coda. E cos'era il Gioco Lily non lo sapeva. L'Alibro svoltava le sue pagine per questo. Lily chiuse gli occhi, alzandosi in volo sul prato, e iniziò ad immaginare. Si trovò seduta su un'altalena che un momento l'avvicinava alle nuvole e un momento più tardi la riportava lontano. Dalle nubi piovevano paperelle di tutti i colori. Questo non era un temporale. Questo era un gioco che qualcuno si era inventato per lei. E Lily rideva a crepapelle, cercando di acchiappare tutto quello che le cadeva dal cielo, prendendoci sempre più gusto. Perché ai bei giochi si prende gusto. E dei giocattoli bisogna avere cura. Perché se si rompono il gioco finisce. E si può riprendere a giocare soltanto con altri giocattoli, ma mai più con lo stesso. E questo è un peccato. Perché un giocattolo non è mai uguale ad un altro, anche se all'apparenza può sembrarlo. L'apparenza inganna. E non ci si diverte più come prima.
Lily aprì gli occhi, mentre l'Alibro la riportava sul prato accanto alla paperella rossa che era andata cercarla sotto il cielo d'asfalto. Perché voleva stare con lei. La paperella l'aveva scelta perché Lily non l'avrebbe mai tenuta per la coda. Perché Lily sapeva cosa significava volare in libertà. E Lily avrebbe avuto cura della paperella perché sarebbe stata per sempre il suo gioco preferito. Anche se ne fossero arrivati altri. Anche se ne avesse già avuti altri.
Di paperelle rosse, per Lily, ne esisteva una sola.
Lily sta giocando... lasciamola giocare fino al tramonto. Ma al tramonto Lily tornerà a volare... perché c'è già una storia che aspetta tra le pagine dell'Alibro.
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