Saturday, November 04, 2006

Il penultimo respiro


Non era mai capitato prima che la malattia di Lily durasse così a lungo. Il sole doveva essere già alto nel cielo di sopra, perché i ragni si stavano organizzando in turni. E cosa restava di Lily nessuno di loro se lo chiedeva, ma continuavano a stimolare il lento flusso del suo sangue, incalzando il ritmo delle loro carezze. Il sangue di Lily era un fiume gelato e le sue vene sembravano scricchiolare sotto il massaggio leggero delle zampette nere dei ragni. La sua pelle aveva il tatto vulnerabile della carta velina. E le stelle stavano collassando nei suoi occhi. Le pagine dell'Alibro si stavano attaccando l'una all'altra. Non c'era quasi più speranza che potessero ancora arrivare delle storie. Lily sognava soltanto di volare, non poteva più immaginare dove. Era come quando al cinema si strappa la pellicola e d'un tratto le immagini vengono bruciate dalla luce dello schermo bianco. Ma era il buio che stava spargendosi in ogni suo pensiero. Il buio non era più soltanto intorno a lei. La stava penetrando. Anche il suo pallore sembrava riflettere sempre di più quel cielo d'asfalto che copriva il suo mondo. E il suo mondo stava diventando la sua sepoltura. La sua sconosciuta sepoltura. Sotto un mondo inconsapevole. Quanti tuoni sarebbero passati ancora sopra di lei senza sembrare più tuoni. Sarebbero sembrati silenzio. Perché, presto, Lily non avrebbe potuto più udirli. Presto. Ma non ancora. Perché ancora ogni suo respiro poteva sembrare l'ultimo. Ma l'ultimo non era. Una lunghissima apnea la tratteneva ancora in vita. Non si sa per quanto. Ma l'ultimo respiro sarebbe certamente arrivato. Dopo il penultimo.

Lily ha bisogno di voi, ora più di sempre. Perché vive di storie. E non vorrei mai dover dire 'viveva'.


3 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Ci sono Lily, tieni duro!
Appena avrò capito come si fa, ti manderò una bella storia...beh, se è "bella" lo giudicherai tu, ti dico solo che l'ho scritta molto tempo fa', ma tu non la conosci di sicuro.
Stringi i denti!

10:14 AM  
Blogger Brigatta said...

Da stasera Lily ha un *contatore* in fondo alla pagina. Il Contatore di Lily è uno strumento che ha una funzione diversa dalla consueta.
Il Contatore di Lily segna i battiti del suo cuore.

Brigatta

10:18 AM  
Anonymous Anonymous said...

Due gatti si avvicinarono e si strusciarono a lei, riscaldandola piacevolmente.
Ma non bastava. Ci voleva la storia.
Si scambiarono uno sguardo e il più grande cominciò:

"Ciao Tigre, bentornato! Ecco la tua cena. Mangi di gusto eh, ti lecchi le labbra. Io mi sono fatto un preconfezionato veloce, non ho mai tempo di cucinare seriamente, mi foraggio alla meglio.
Vieni sul divano, ci riposiamo. Fatti accarezzare, mi rilassa e ne ho bisogno. Ho avuto una giornataccia. Questo lavoro mi sta uccidendo, sono sempre stanco e stressato.
Com’è morbido il tuo pelo, è uno dei maggiori piaceri della mia vita. Fai le fusa, bene, almeno uno di noi è contento.
Dove sei stato stasera? A spasso, beato te. E magari ti sei fatto qualche gattina, è la stagione degli amori. Non sei mica sfigato in amore come il tuo padrone!
Sbadigli? Sei stanco anche tu. Che bei denti affilati, sei una belva Tigre!
Avrai dovuto lottare con gli altri maschi. Fammi vedere: hai solo un paio di graffi. Glie le hai suonate vero? Vorrei saper combattere bene come te!
Vorrei vivere come te. In fondo un po’ ci somigliamo, anch’io andrei sempre in cerca di avventure se potessi. Ecco perché questa routine mi pesa. E mi pesano i legami, avrei un carattere indipendente. Ma ho preso così tanti impegni ormai.
Sbadigli ancora? Sei proprio stanco. Stanco e soddisfatto, scommetto. Vorrei esserlo anch’io, invece sono stanco e depresso. Che vitaccia la mia, Tigre!
- E basta!
- Cos’è? Chi è stato?
- Secondo te? Qui ci siamo solo tu e io.
- Tigre! Ma tu parli!
- Miao, e mi sembra giusto, tu hai parlato anche troppo. Non ne posso più delle tue lagne.
- Oh…scusa, non volevo annoiarti.
- Lo dico per te. Miao, datti una mossa, amico. Se la tua vita non ti piace cambiala!
- Ti sembra facile? Bisogna pur mantenersi. Tu dici bene, ma che faresti se non ci fossi io a occuparmi di te?
- Mi arrangerei, come tanti miei simili. Miao, non serve poi tanto per vivere. Un topo di qua, un pezzo di cibo rubato di là. Un cespuglio o un sottoscala per dormire. Una gatta ogni tanto per una sveltina. Un tetto su cui stare sdraiati o un giardino da esplorare.
- Beh, per noi umani è diverso. Non possiamo mangiare carne cruda o rifiuti. Non possiamo dormire all’aperto se non siamo attrezzati. E le nostre femmine non si accontentano di accoppiarsi e poi andare ognuno per i fatti suoi. E comunque anche noi abbiamo bisogno di passatempi più elaborati…
- Miao, e non vedete al buio, non sentite gli odori, non cadete in piedi, non estraete le unghie, vi muovete come dei sacchi di patate…siete gli animali più imbranati e impediti del mondo! Gnaa gnaa, non potete neanche curarvi le ferite da soli! Vi tocca comprare il disinfettante, per non parlare dei digestivi e della vitamina C. Gnaa gnaa, sapessi le risate che ci facciamo su di voi!
- Ma insomma Tigre…beh non hai tutti i torti a pensarci bene…
- Miao, pensa, pensa, che è l’unica cosa che vi riesce bene. Pensare, cioè arzigogolare con la mente. Bell’affare avete fatto, tra tanti organi sviluppare proprio il cervello!
- Miao, cioè sì, hai ragione. Ma non l’ho mica chiesto io di nascere umano, e non ci si può fare niente.
- Miao, qualcosa si può fare invece…
- Ma che succede?…mi gira la testa…tutto diventa più grande…o sono io che rimpicciolisco?…ehi ora vedo tutto molto meglio…percepisco tutto meglio…ho caldo…mi sento più forte, più sano…è fantastico! Sei stato tu? Come hai fatto?
- Miao, qualunque animale può farlo se ha abbastanza empatia con l’umano.
- Empatia?
- Miao, l’hai detto anche tu che ci assomigliamo. E poi sai, anche se ho riso di te, un po’ ti voglio bene. Mi faceva male vederti ridotto così, e mi piaceva l’idea che potessimo stare di più insieme e divertirci. Miao, o sei ancora così umano da credere alla vecchia storia che i gatti non si affezionano?
- Lo sai che non ci ho mai creduto. Ma adesso come faccio? Chi si occuperà della mia casa? Che dirà la mia famiglia? Chi porterà avanti il mio lavoro?
- Casa? Famiglia? LAVORO? Pffffff! Che te ne importa di queste cose? Sei un gatto!
- Hai ragione, a pensarci bene non me ne importa più niente.
- Pensare? Pfffffff!
- Va bene, non penso più. Allora, che facciamo adesso?
- Miao, è una bella notte di luna, andiamo un po’ in giro a esplorare, poi si vedrà.
- Sì, cioè miao. Ma non torniamo troppo tardi. Domattina devo…
- PFFFFFFFFFF!
- Abbi pazienza, mi ci devo abituare. Andiamo, amico."

10:26 AM  

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