Il temporale di Lily
Lily era sotto un cielo rovente. Il sole di mezzogiorno bruciava l'asfalto e l'erba del prato cuoceva. E Lily si scioglieva come fosse di cera. Tutta l'energia che sentiva dentro di sé soltanto poche ore prima si stava raccogliendo sopra di lei in una nube carica di elettricità. Così, mentre nel cielo vero brillava il sole, il cielo d'asfalto tuonava più forte delle auto che passavano sul viale. Sembrava proprio che stavolta sarebbe arrivato il temporale. E Lily, ancora una volta immobile nella sua malattia, sgranava gli occhi e le sue stelle avevano la luce della paura. Il primo lampo che illuminò la trasparenza di Lily lasciò ciechi i ragni che le stavano più vicino. Gli altri si rintanarono rapidi nelle loro tane come se ne venissero risucchiati. Lily era paralizzata sotto i lampi. Senza carezze. E cercava di immaginare il sole, ma senza le storie dell'Alibro non ci riusciva. L'unica cosa che la teneva in vita era la tensione della paura. Il temporale che mai avrebbe voluto immaginare era arrivato proprio sopra la sua testa. Lei stessa l'aveva generato. L'energia che aveva raccolto per volare in una nuova storia, ora che la storia non era arrivata, le pioveva addosso. Gelava ancora di più quel che restava del suo calore. Il residuo della sua vita scorreva nei corridoii formati dalle gocce che le cadevano addosso. Un pianto interminabile per un'attesa vana. Lily non voleva credere che quel temporale sarebbe stata l'ultima immagine che avrebbe avuto del suo mondo. Non voleva credere che non avrebbe volato mai più. Ed era così bello volare ad occhi chiusi, portata nel cielo dall'Alibro. Questo Lily pensava mentre continuava a dissiparsi. E i lampi si strappavano di una luce sempre più intensa. Mentre Lily perdeva sempre più forza. Anche le stelle dei suoi occhi sembravano non avere quasi più luce propria. Brillavano solo del riflesso dei lampi. E della paura.
Qualcuno ha una storia che possa salvare Lily dal temporale? Presto... presto...
Qualcuno ha una storia che possa salvare Lily dal temporale? Presto... presto...
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Ma proprio quando Lily cominciava a pensare di essere vicina alla fine, alla sua e di tutti i sogni, qualcosa di strano accade.
Tra i fulmini che si succedevano incessamente e il bagliore accecante dei lampi, si fece strada un minuscolo arcobaleno, e a guardar bene, a cavallo dei colori, tantissime piccole gocce d'acqua cercavano di farsi strada e raggiungere la piccola Lily per trarla in salvo.
Finalmente la piccola e la più corragiosa, scansando le raffiche di vento e i chicchi di grandine, riuscì ad arrivare fino a lei, le si posò su una mano,e dolcemente disse "se vuoi ti racconto la mia storia".
A Palazzo Reale sulla Nuvola, c’era un gran movimento.
Centinaia di gocce, sedute ordinatamente nelle panche, aspettavano Capo Gocciolone, che aveva riunito il Consiglio Supremo per risolvere un problema assai spinoso che andava avanti da troppo tempo.
Infatti, tra tutte le sue figlie, brave, diligenti e coraggiose, ce n’era una che era la timidezza in persona.
Gocciolone, che era burbero ma giusto, era giunto alla conclusione che non poteva più tollerare il suo comportamento.
Si guardò allo specchio: non stava male con la divisa di gala, gli stivali lucidi e neri, e la fascia in vita, e anche se il gran cappello rosso continuava a cadergli sugli occhiali, faceva una gran bella figura.
Prese un bel respiro ed entrò nella sala del Consiglio. Al suo ingresso tutte le gocce, i Consiglieri e la Goccia Madre, si alzarono in piedi in rispettoso silenzio e attesero che Capo Gocciolone si accomodasse al suo posto.
Le scale erano morbide e cedevoli sotto il peso di Capo Gocciolone, che più di una volta fu costretto a sorreggersi sbilanciato dal peso della sua bella e tonda pancia.
Certo che se fossero state di legno o di marmo, sarebbe stato più semplice salire e scendere, ma invece erano tante piccole bianche nuvolette che sedendo vicine, diventavano una splendida e bianca scalinata.
Quel giorno però Capo Gocciolone aveva ben altro in testa che le scomode scale.
Arrancò fino all’ultima nuvola, e con un gran sospiro sedette sul trono.
-Abbiamo un problema – disse, e tutti annuirono-Il problema è Gocciolina.-
Lei era la più piccola e la più timida goccia d’acqua che si ricordasse sulla Nuvola, ed al contrario di tutte le altre aveva paura dei tuoni, i fulmini e i temporali la terrorizzavano, e quando il vento soffiava forte e la nuvola si faceva scura, lei si nascondeva negli angoli più nascosti per non farsi trovare ed essere costretta a scendere sulla terra.
Soffriva di vertigini, il vuoto le dava la nausea, odiava il pensiero di bagnare un passante, un fiore, o peggio finire insultata per essere schizzata su una scarpa nuova di zecca.
Decisamente non faceva per lei e i racconti delle sue sorelle, invece di tranquillizzarla o spronarla a buttarsi, avevano il potere di scoraggiarla ancora di più!
Cascare in un fiume, farsi portare via dalla corrente, rimbalzare sulle auto, infilarsi attraverso i vetri nelle case della gente. Mai e poi mai! E fino a quel momento era sempre riuscita a sottrarsi al suo dovere.
Ma Goggiolone aveva deciso diversamente:
-Domani- disse – dovete buttarla giù!-
-E come facciamo? Lo sai bene che lei trova sempre il modo di scappare: è un genio nel nascondersi, e a volte sembra sparire nel nulla.-
Parlò a nome di tutte una temeraria Goccia, tra l’altro un po’ scocciata di dover ogni volta sostituire Gocciolina.
-Secondo me qualche raggio l’aiuta-
Si intromise un’altra.
-Secondo me si nasconde nelle cantine del palazzo!-
Aggiunse un'altra ancora.
Ognuna aveva la sua teoria e nessuna conosceva rimedio.
-Non m’importa dove si nasconde- rispose Gocciolone alzando la mano con fare autoritario – dobbiamo farla finita.
Ormai ho deciso: domani faremo piovere a sorpresa.-
-A sorpresa? E cosa vorresti fare Capo Gocciolone?-
La storia cominciava ad essere interessante…
-Se Gocciolina non vede le nuvole nere e non sente il vento, non si nasconderà. Giusto?-
-Si giusto.-
Risposero in coro.
-Voi la chiamerete per giocare a rincorrervi, e nel bel mezzo del gioco, quando meno se lo aspetta, fare te in modo di spingerla fino al bordo della nuvola e la spingerete giù!-
-Ma sei sicuro? Morirà di paura!-
La miglior amica di Gocciolina si stava seriamente preoccupando per la sorte della sua compagna.
Capo Gocciolone sospirò. Era l’unica soluzione che gli era venuta in mente ed era per il suo bene.
-Così ho deciso e così farete.-
Quindi dichiarò sciolta la riunione e se ne andò.
La Goccia Madre, pur rispettando i voleri del consorte, non potè far a meno di tremare al pensiero della prova che attendeva la sua piccola timida figliola.
-E’ per il suo bene.-
Si convinse ripetendo le parole di Capo Gocciolone, e si allontanò mentre una lacrima blu brillava solitaria nel volto grassoccio e bonario.
Il giorno seguente era una bellissima giornata.
Il cielo era di un azzurro mai visto e il sole splendeva alto. Gocciolina si dedicava al suo passatempo preferito: farsi scaldare da un raggio di sole, senza fare assolutamente niente.
Canticchiava tra se e se vecchie filastrocche e sciocche canzoncine, allungando pigra una mano a cogliere un fiore, comodamente sdraiata su una schiumosa nuvoletta bianca e rosa.
Certo che era una bella vita!
Ad un certo punto, arrivarono alcune sorelle a distoglierla dalla sua intensa attività:
-Dai vieni a giocare con noi, è una bella giornata, oggi si fa festa!-
-Non ho tanta voglia! Sto così bene qui!-
Rispose pigra come sempre.
-E dai Gocciolina! Siamo venute apposta per stare con te…Su andiamo!-
Alla fine Gocciolina si fece convincere, e si mise a giocare e a correre insieme alle sorelle su e giù per la nuvola, e correndo e giocando non si rese conto che il bordo era sempre più vicino. Quando fu il momento le altre cominciarono a spingere, spingere, spingere, finchè Gocciolina con un urlo di terrore cascò giù.
Le sorelle si tuffarono dietro di lei per accompagnarla, incoraggiarla: chi la sorpassava, e chi la seguiva, chi le voleva dare una mano per guidarla, ma Gocciolina continuò ad urlare finche non arrivò a terra.
Atterrò sulla mano di un bambino che stava tornando da scuola.
Federico, così si chiamava, si guardò stupito la mano: cosa ci faceva una goccia d’acqua sulla sua mano, quando in cielo non c’era nemmeno una nuvola? Nello stesso istante gocciolina alzo tremando lo sguardo verso il bambino:
-E tu chi sei?- chiese letteralmente terrorizzata sia dal viaggio che dal brusco atterraggio.
-Come chi sono? Sono un bambino- non ne ha mai visto uno?
Gocciolina fece no con la testa.
-Scusa, ma da dove vieni?-
-Io abito sulla grande Nuvola, e oggi stavo tranquilla a prendere il sole, quando quelle dispettose delle mie sorelle mi hanno convinta a giocare con loro. Poi mi hanno spinto giù… Sono state veramente cattive!-
-Perché cattive? Non ci trovo niente di strano- rispose il bambino-tutte le gocce scendono, diventano pioggia, bagnano la terra, e poi risalgono e tornano a casa. Fanno un lavoro molto importante sai?-
-Sarà…-Rispose Gocciolina molto titubante –a me non è mai piaciuto e finora sono sempre riuscita ad evitarlo!-
-Forse è per questo che ti hanno spinto giù allora!-
-Forse…Ma io adesso cosa faccio? –
Gocciolina aveva le lacrime agli occhi…
-Le mie sorelle mi hanno lasciata qui da sola e io non so dove andare.-
-Non ti preoccupare, forse ho la soluzione. Ora ti porto con me, in un posto dove spero ti troverai bene. Sei pronta?-
Gocciolina annui…pronta o non pronta non aveva molta scelta:
Evaporare o seguire il bambino.
Federico la tenne delicatamente sul palmo della mano e si avviò verso casa. Entrò e versò dolcemente gocciolina dentro la vaschetta dei pesci rossi.
-Qui starai benissimo- le disse – e se hai bisogno di me non farai altro che chiamarmi. Ora vado a fare i compiti ci vediamo più tardi.-
Le fece occhiolino e se ne andò.
Commossa per tanta attenzione, Gocciolina ringraziò di cuore, ed iniziò ad esplorare il nuovo ambiente.
Non era male davvero. Nell’acquario c’erano sì tante gocce, ma anche dei pesci buffi e rossi, e a strisce gialle e nere, con dei baffi lunghi lunghi, delle piccole piante acquatiche che si muovevamo dolcemente, e addirittura una minuscola tartaruga con il guscio verde e giallo, che vincendo la sua innata timidezza tirò fuori la testa per un veloce sorriso di benvenuto. Fu facile per Gocciolina fare amicizia con le nuove compagne, e legò in modo particolare con una simpatica bolla d’aria, dentro la quale si rifugiava ogni volta che si sentiva sola e triste.
Anche loro però non capivano perché mai Gocciolina avesse tanta paura, e anzi, molte di loro, che erano nate e cresciute dentro l’acquario, provavano invidia per quelle belle avventure che non avrebbero mai vissuto.
Gocciolina non riusciva spiegare a parole quello che provava.
Semplicemente aveva una grande grandissima paura.
Intanto le sue sorelle erano risalite sulla nuvola, ma nessuna di loro sapeva dove finita Gocciolina. Capo Gocciolone si arrabbiò moltissimo:
-Ma come avete fatto a perderla di vista?- Urlò con quanto fiato aveva in gola, tenendo le mani tozze sui fianchi,
-Non è colpa nostra.- Si discolparono le gocce…-Laggiù è così grande…è bastato un attimo…-
-Avete ragione. La colpa è mia. Non avrei dovuto costringerla… ora chissà dov’è finita: magari in un bicchier d’acqua e qualcuno l’ha bevuta, oppure in un fiume in piena, o chissà in quale posto! Non ce la farà a tornare!-
-Ma no, - Le gocce facevano a gara a consolarlo - vedrai che sta bene, si sarà nascosta da qualche parte aspettando un raggio di sole.-
-Speriamo che sia così- sospirò Gocciolone affatto convinto.
Ma il tempo passava e nessun raggio di sole riportò Gocciolina a casa.
Capo Gocciolone aveva consumato la nuvola a forza di camminare avanti e indietro pensando al da farsi, e alla fine aveva trovato la soluzione:
-Faremo così- disse all’improvviso seguendo il filo dei suoi pensieri. Andrete giù tutte insieme a cercarla e la riporterete a casa..
-Ma è pericoloso- risposero- scateneremo una tempesta.-
-Lo so che è pericoloso. Quindi dovete stare molto attente a non provocare danni: niente alberi abbattuti, né torrenti in piena! Controllate che la grandine non si metta di mezzo, e il vento che non scateni un uragano. Andate e riportatela a casa .E ora cominciate a prepararvi..-
Cosi fu: mentre le gocce si ammassavano il cielo diventava sempre più nero, e il vento soffiava sempre più forte.La grandine, come vide i preparativi tentò subito di intromettersi.
-Si fa festa ragazze? Sono invitata?-
-Sempre pronta a far danni eh? No grandine, non sei invitata e non è una festa.-
La grandine brontolò un po’, e poi si ritirò in angolo a guardare che succedeva.
Intanto sulla terra, gli uomini guardavano il cielo scurirsi con un certo timore.
-Sta per arrivare un bel temporale- disse la mamma di Federico - entra in casa e chiudiamo le finestre.-
Nel sentire quelle parole Gocciolina cominciò ad agitarsi nella vasca per richiamare l’attenzione del bambino.
-Stanno cercando me- gli disse –mi vogliono riportare a casa! Portami in un luogo dove mi possono vedere Federico!-
-Non hai più paura?- chiese il bambino.
-Da morire- rispose Gocciolina – ma se sono tutte qui per me, io devo andare con loro! Non capita tutti i giorni che Gocciolone mandi a cercare una figlia dispersa. Deve volermi bene davvero! -
-Giusto- approvò il bambino, felice che la sua piccola amica avesse deciso almeno di provarci
-Fammi pensare come si può fare…Se esco fuori la mamma si arrabbia, ma se non esco loro non ti troveranno.
Aspetta aspetta, mi è venuta un’idea. Tu stai lì buona e tienti pronta alla grande avventura.-
Quindi mise in atto il suo piano:
-Mamma, mi è cascata la merenda nella vasca dei pesci!- Strillò in direzione della madre che si stava affannando a chiudere vetri e persiane.
-Ora non posso, sto chiudendo le finestre-
- Mamma, ma stanno soffocando!- Insistette il bambino.
-Federico, cambiagli l’acqua e falla finita!-rispose spazientita.
-Va bene- Rispose il bambino che non aspettava altro: prese la vaschetta andò nel bagno, e trasferì gocciolina in un coperchio colorato in modo che le sue sorelle la vedessero meglio e lo posò sul davanzale.
I pesci e la tartaruga si guardarono preoccupati, ma capirono subito che il trasloco non riguardava loro e rimasero zitti e acquattati sul fondo della vasca.
Gocciolina cominciò ad urlare: -Sono qui, sono qui.-
Ma nel frastuono del temporale nessuna riusciva a sentirla.
Allora Federico si affacciò alla finestra e cominciò ad agitare le braccia per farsi notare.
Finalmente una goccia lo vide, e virò in picchiata verso di loro.
-E' qui, è qui l’ho trovata, gridava alle altre, avvertite su che ci mandino i raggi!-
Piano il piano il vento cessò, la pioggia diminuì e i raggi di sole si fecero strada. Le gocce giocavano divertite sui colori dell’arcobaleno, si rincorrevano, salivano e scendevano, come su una gran giostra, e ridevano felici per il ritrovamento della sorella.
Quindi un raggio si posò sul davanzale e aspettò che Goggiolina salutasse il suo amico per portarla a casa.
-Grazie di tutto-. Gli disse –non ti dimenticherò mai, e non dimenticherò nemmeno te, disse rivolgendosi alla bolla., e nemmeno te tartaruga. Non dimenticherò nessuno di voi Siete stati degli amici preziosi.-
Con le lacrime agli occhi, dispiaciuta di lasciarli, si arrampicò sul raggio e si lasciò trasportare.
All’improvviso capii tutto quello che si era persa: il raggio la fece passare in mezzo agli arcobaleni, sopra un fiore profumato, sull’asfalto lucido di pioggia e sulla terra bagnata. Scoprì suoni, colori, musiche che non avrebbe mai immaginato, e il vento che la faceva dondolare era simile ad un’altalena
Non avrebbe mai pensato che fosse così bello.
Sulla Nuvola la stavano aspettando, Grande Madre aveva le lacrime agli occhi per la gioia di stringerla di nuovo, e il Burbero Gocciolone spalancò le braccia in segno di bentornata.
-Mi spiace averti costretta- le disse
-Hai fatto proprio bene- rispose Gocciolina intrufolandosi tra le sue braccia.- Hai fatto bene.-
Infatti dal quel giorno Gocciolina è sempre in prima fila e si diverte come una matta: ha ancora paura del vuoto, e detesta i temporali, ma insieme alle sue sorelle si tuffa, salta, e come ogni goccia, bagna quello trova …e non dimentica mai di fermarsi a salutare Federico.
Adesso Llily era di nuovo piena di energia, e l'Alibro di nuove parole...
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