Monday, March 19, 2007

Il risveglio del vulcano

Il respiro di Lily sembrava che stesse per vincere il gioco del silenzio. Gli intervalli tra un respiro e l'altro erano così rari che soltanto 'il tempo di quando ci si annoia' poteva sembrare più lungo.Gli occhi di Lily si stavano asciugando e avevano perso luce. Le sue pupille erano uno specchio infranto. Come i sogni.
L'assenza prolungata delle storie aveva dato all'Alibro la pesantezza del piombo e due ali di piombo non fanno più volare niente e nessuno. Ma chi ancora aveva due ali funzionanti prese il tunnel che sbucava sotto il cielo d'asfalto alla velocità di un brivido che corre lungo la schiena. Chi aveva chiamato il pipistrello? Chi, in quel silenzio che pareva totale, si era fatto sentire? Non i ragni, che avevano il loro bel daffare. Lily aveva emesso un richiamo fatto di ultrasuoni. Un canto lentissimo che sembrava un inno alla vita. Il canto di chi cerca di sopravvivere al silenzio non può che essere ultrasonico.
Il pipistrello sapeva che il suo unico compito, in quel momento, era arrivare da Lily per raccontarle una storia. E questo fu proprio quel che fece.

C'era un vulcano che taceva da secoli. Il suo sonno sembrava avere il tempo dell'eternità. Ma non c'è niente di eterno; anche i sassi, che lo sembrano, diventano polvere prima o poi. Il vulcano era un vecchio che si era addormentato a bocca aperta e quando si risvegliò dal suo sonno lo fece tossendo, con la gola secca, sputando piccoli grumi incandescenti che prepararono la strada al fiume di lava. Come per chi ha trattenuto e omesso troppe volte qualcosa che era invece da dire, il fiume uscì
urlante e inaspettato dalla sua bocca, travolgendo e zittendo tutto quello che gli stava intorno. Come un vecchio che fa andare avanti il mondo come gli pare finché, un giorno, non riesce più a tacere e con la sua saggezza sparge il silenzio sul rumore disordinato che lo circonda, paralizzando tutto perché possa ricominciare da zero, pensando bene ai passi e al terreno da calpestare come fanno i bambini quando imparano a camminare da soli. Perché il vulcano era vecchio e ancor più di lui era vecchio il pianeta.
Quel vulcano adesso pareva un dio punitore o il suo servo. La sua mano non riuscì però a calare così lontano da toccare il centro abitato. La lava scolpì un giardino di pietra dove c'era la vegetazione, un tappeto lunare sul terreno brullo. Alcuni animali si accaparrarono il ruolo di fossili per i posteri. Gli abitanti del paese sotto impararono, almeno per i giorni dell'eruzione, che si deve soggezione e rispetto alla natura. E se subito dopo lo scordarono, comunque, l'avrebbero potuto ricordare. Che non è proprio come 'non saperlo'. E il centro abitato ebbe coscienza della propria posizione, che non era poi così 'centrale'. Era sotto il pendio sinistro di un vulcano.

Quando il pipistrello se ne andò, Lily respirava meno di rado.

Perché Lily ritrovi il ritmo vitale... forse servono le vostre storie?

2 Comments:

Blogger Daniela said...

Un besos bri
Dani

3:00 PM  
Blogger lonewolf said...

nell'estenuante intermittenza del mio esistere on line

ti abbraccio

3:36 PM  

Post a Comment

<< Home