Saturday, January 20, 2007

Nella soffitta

Sul prato c'era già una folla di ragni intorno a Lily. Carezze per multipli di otto zampe. Per spingere il sangue che il cuore quasi non pompava più. In un pallore crescente, come quello della Luna che compare e resta nel cielo per tutta la notte, sempre più grande e luminosa mentre intorno il buio si infittisce. L'Alibro immobile, gli occhi che invece ancora avevano vita, ispezionando il cielo alla ricerca dell'arrivo di un pipistrello. E il pipistrello arrivò, le ali come un mantello nero gonfiato dal vento.
Il pipistrello aveva ancora una storia per Lily. Che i ragni non sentirono, perché i ragni non possono udire gli ultrasuoni.
Ma Lily, nella paralisi, aveva il senso dell'udito acuito, spasimando la sopravvivenza che soltanto le storie potevano darle.
E la storia del pipistrello cominciò a risuonarle intorno. E risuonava soltanto per lei. Il resto del mondo avrebbe detto che c'era ancora silenzio.

C'era una soffitta coperta di polvere fin dalle assi del pavimento. Se qualcuno ci fosse entrato avrebbe laciato l'orma di ogni suo passo, ma erano molti anni che nessuno ci entrava e nella soffitta sembrava immobile anche la polvere. Niente cambiava da anni là dentro, se non la luce che entrava dalla piccola finestra posta sulla parete opposta alla porta. Di giorno, quando fuori c'era il sole, i raggi che entravano muovevano un cono dal raggio costretto sopra il disegno di un piccolo tappeto. Boccioli di rosa in attesa della primavera per sbocciare. Piccoli uccelli dal piumaggio color indaco aspettavano il calore per frullare le ali e liberarsi della polvere in una giostra di brevi voli. Questo accadeva sotto i raggi del sole che entravano dalla finestra. Questo era il segreto della soffitta. E per questo di giorno la soffitta profumava di rose. E per questo l'aria sembrava risuonare del canto di uccelli esotici. Forse per questo nessuno ci entrava da anni, perché tutto quello che era chiuso nella soffitta sembrava una maledizione. Invece era un prodigio. E quando il sole tramontava e dalla finestra entrava la luce della luna, i boccioli si richiudevano e i piccoli uccelli tornavano immobili, con il capo sotto l'ala. L'indaco si spegneva nel nero della notte. Le rose prendevano il colore della polvere. Ma restava la pace nell'aria, la pace di un mondo che riposa.
Un mondo che non aveva il coraggio della curiosità, quello fuori dalla soffitta. La meraviglia della scoperta di un prodigio è un dono che bisogna meritare. Sfidando i timori razionali che si arrendono all'inconsueto, forse nella speranza che la polvere possa fargli da tomba. Ma la vita è prepotente e ha infinite nature. E quella del mondo fuori dalla soffitta era una natura domata, artificiale nei ritmi e nelle funzioni. Mentre nella soffitta regnava la libertà e la meraviglia. Nella soffitta, se qualcuno fosse entrato avrebbe lasciato soltanto qualche orma nella polvere. Mentre, fuori, la polvere faceva da tomba al mondo.

Lily fece un grosso respiro, forse un sospiro. I ragni si allontanarono veloci, come in fuga dal vortice di un tornado. I polmoni di Lily si riempirono dell'aria dei giardini nel mese di Maggio. Ma l'Alibro non frullò le sue pagine come fossero ali, in una giostra di brevi voli. Se l'Alibro fosse stato un piccolo uccello, si sarebbe potuto dire che ancora teneva la testa sotto l'ala. Nel silenzio che seguì la fine del racconto del pipistrello. Nel silenzio del sonno del resto del mondo. Mentre due ali nere fuggivano lontano sotto il cielo d'asfalto, come il mantello di qualcuno che, voltate le spalle, si allontana di fretta.


Il silenzio del mondo è la tomba di Lily... fate uscire per lei una storia dalla polvere...

2 Comments:

Blogger lonewolf said...

Il silenzio della notte fu squarciato impietosamente da un acuto lamento.
Nel folto del bosco il buio era assoluto.
Il cielo era solo una macchia scura, solcata da rami protesi come artigli pronti a ghermire una qualsiasi preda ignara.
Un vento maligno sollevava le foglie cadute in improvvisi turbinii per poi fuggire fischiando tra i tronchi rinsecchiti dal freddo inverno.
Poi di colpo: un ululato.
Non era possibile sbagliarsi.
Era proprio la vibrante voce di un lupo.
Un ululato.
Ancora uno.
Di nuovo, ma più vicino.
Sempre più vicino…

Lily, distesa sul prato, era immobile, inerte.
Nel fruscio feroce del vento, faticava non poco per distingue i passi felpati del predatore in agguato.
Ascoltava e tremava.
Inerme.

Il lupo era lì. Pelo bianco ed occhi incandescenti. E grandi denti.
Lily, terrorizzata, non era in grado di muoversi.
Quasi non era più in grado nemmeno di respirare.
Vide gli occhi di brace del lupo specchiarsi nei suoi.
Sospirò debolmente e pregò perché tutto finisse presto…

Ah, se l’alibro svolazzasse ancora…
Se solo m’avessero dato una storia
una vita…


Il lupo avvicinò le sue fauci dentate al volto di Lily.
E, senza tentennamenti né rimpianti, le leccò una guancia.
Poi si sdraiò aspettando che lei riaprisse gli occhi…

Lily, stupita d’esser ancora viva, non sapendo come comportarsi, si finse comunque morta.
Il lupo aspettava pazientemente.
Lily dischiuse appena un occhio.
E il lupo sorrise.

In fondo era solo un vecchio lupo bianco.
Che amava raccontare storie.
Per non sentirsi troppo solo.

3:47 PM  
Anonymous Anonymous said...

Grande Lupo!!! ;)

Ciao tesoro, ti lascio un bacione, a presto su gmail ;)

8:31 AM  

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