Tuesday, September 18, 2007

Il secondo filo (che avevo perso)

Lily era un po' che pensava, pensava da una stagione intera.
Pensava ogni giorno quanto le fosse vicina la precarietà. Le era vicina almeno quanto quel cielo d'asfalto, che era una rete infinita tessuta dal Ragno. Ogni filo della rete sembrava potersi spezzare da un momento all'altro e pendere per sempre, senza più uno scopo, nell'infinità e nell'eternità del niente. La precarietà è stabile, questo pensava Lily. E chi più di lei, fantasma di se stessa, entità fluttuante e inconsistente, poteva esserne rappresentazione? Fluttuante quanto lo spazio psichico in cui si sviluppa la follia privata, perché non c'è una frontiera tracciata che distingue la follia dalla normalità. E questa normalità bruciante, questa autocombustione della quotidianità e dei rapporti sociali in senso ampio, non è forse follia per quell'umanità che si diceva composta di animali sociali? No, signor Bauman, avrebbe voluto dirgli Lily, la vita in cui ci svegliamo ogni mattina non è liquida, è un fuoco che fa calare il sole sulla cenere.
Ma adesso Lily poteva smettere di pensare, perché era una tipetta curiosa di guardare da vicino quello che le stava davanti. E davanti a Lily c'era il secondo filo, che doveva leggere in fretta perché si sarebbe potuto spezzare da un momento all'altro.

C'era una vecchia dalla schiena curva che sorrideva agli angeli. Gli angeli erano ombre alate che correvano sui muri, che la vecchia vedeva sbirciando a capo chino, ogni volta che alzava lo sguardo dal suo passo. Il suo passo era uno strisciare di ciabatte consunte quanto la sua voglia di vivere. E fortuna che c'erano gli angeli con lei, perché altrimenti sarebbe stata sola. E fortuna che c'erano gli angeli che occupavano i muri, perché altrimenti la casa sarebbe sembrata spoglia. E fortuna che c'erano gli angeli, perché un giorno sarebbe arrivato tra loro l'Angelo della Morte. Perché la vecchia non aveva più voglia di vivere, ma non sapeva come fare a morire. Erano giorni e giorni che non mangiava e non beveva, ma questo non bastava al suo corpo avvezzo al sacrificio per arrendersi al sonno eterno. Era morto il cane, là in un angolo il suo cadavere sembrava un monumento per tutto quello che aveva amato e che adesso era vivo soltanto nei ricordi. E la vecchia voleva spengere i ricordi e avere per amici soltanto gli angeli. E la vecchia sorrideva agli angeli perché soltanto loro avrebbero potuto far entrare in quella casa l'Angelo della Morte.

E questa era la storia che intrecciava la trama del secondo filo. Una storia che aspettava la fine più di tutto. E forse, in una rete, una fine non c'è.