Tuesday, May 30, 2006

Le parole di Jean-Pierre

Jean-Pierre è Jean-Pierre Vernant.
E queste sono le sue parole, uscite un anno fa sulle pagine di un libro.
Lo trovate in libreria. Come al solito non segnalo né titolo né editore.
La caccia continua.
L'investigazione acuisce l'attenzione ai particolari.
E io credo che la pratica sia da coltivare.

Jean-Pierre Vernant ha scritto:

«La memoria storica non può ignorare, accanto ai documenti oggettivi, l'esperienza insostituibile dei testimoni, di coloro che hanno vissuto in prima persona gli eventi.
Questi testimoni, compiendo il loro dovere di memoria, non possono, dal canto loro, trascurare quell'esigenza di verità che è al centro del lavoro dello storico; è a questa duplice condizione che la memoria sociale potrà fare il suo lavoro di ricollegamento con il passato, evitando la mitologia senza cadere nell'oblio.»

Davanti alla testimonianza storica la verità non significa soltanto 'non mentire'.
Significa obiettività. Obiettività significa: disinteresse, equilibrio, equità, giustizia, oggettività, onestà, imparzialità. Non sono concesse neppure bugie bianche.
Sembra che il testimone, nel suo ruolo doveroso, debba essere tanto umile quanto forse disumano.
Eppure, è proprio così che deve essere: doveroso e disumano.

Siamo tutti testimoni della nostra storia.

Monday, May 29, 2006

Le parole di due ventenni (del '46)

Sessant'anni di Repubblica.
Sessant'anni fa uomini e donne hanno scelto di lasciarsi la Monarchia alle spalle.
E hanno scelto la Repubblica.
Dopo il regime fascista e la Seconda Guerra Mondiale, chi ne era uscito vivo si è espresso, con uno scarto di poco più di due milioni di voti, in favore della nascente Repubblica Italiana.
E ci fu chi titolò e chi si aggrappò ad un riconteggio dei voti.
Déjà vu.
Qua intanto si celebra, si commemora, si allestisce, si imbandisce.
Si solletica la memoria.
Si sottolinea che non è sempre stato tutto così, lo è da sessant'anni.

Ventuno donne nella Costituente.

Due donne anziane all'inaugurazione della mostra di immagini e documenti nella piazza del Municipio di questo stesso mio paese.
Prima una, parecchio anziana, la incontro non appena esco per accendermi una sigaretta.
Sospira. E mi dice che gli anni sono volati.
Sospiro anch'io. E il fumo mi va un po' di traverso.
Pensando a fatti e fattacci di questa Repubblica, il tempo non vola. In certi momenti ha la pesantezza del piombo. In certi momenti si incolla a mani poco pulite. Ma che ve lo dico affa'.
Ma che c'è lì dentro, mi chiede.
E esce un'altra signora, entrata in avanscoperta. «Ma che c'è lì dentro...» l'altra deve averlo chiesto anche a lei.
Mi passa davanti mentre parlo della scheda del referendum. E senza guardarmi, rispondendo all'altra, dice: «Tutta politica»
Ci provo: «E' una mostra di documenti, signora, sulla scelta fra Monarchia e Repubblica, sessant'anni fa.»
«Tutta politica, raccolgono anche le firme»
Ci riprovo: «Signora, ma quello che ha visto è il libro dei visitatori»
«Non ci credo» mi ribatte mentre già se ne sta andando.
Prima gli anziani erano saggi. Ora sono scettici. Sfiduciati. Forse ripetutamente gabbati.
Anche questo hanno prodotto i sessant'anni di questa repubblica.
Forse la seconda signora era solo monarchica. Forse non si è espressa ed è andata al mare. Il 'mare polveroso' che da queste parti indica le rive di un torrente.

Ventuno donne nella Costituente.

Il 25 e il 26 giugno c'è il Referendum sulle modifiche alla Costituzione. Non occorre quorum.
Ci sarà comunque un risultato.
Che non si può delegare. Se siamo un popolo.
Non è tutta politica. Se siamo un popolo.

Il mare non si prosciuga in quel fine settimana.
Cos'altro potrebbe invece prosciugarsi?

C'erano ventuno donne nella Costituente, che avevano lottato per la libertà.
Insieme ad un popolo, che era un popolo.

Quelle due ventenni del '46, dovranno tenere la tv spenta, magari usciranno a prendersi un gelato, senza passare davanti alle scuole di seggio.

Perché sembrerà tutta politica.

Ma sarà molto di più.