Sunday, July 06, 2008

La cornacchia del gigante

Ecco, anche sotto il cielo d'asfalto c'era l'estate. Anche il fantasma di Lily poteva accorgersene perché l'aria che attraversava era meno densa, non c'era traccia di umidità, e il suo tepore sembrava accarezzarla fino a darle la sensazione che il sangue le scorresse ancora nelle vene. Salì leggera come fosse un palloncino accompagnato dalle farfalle e raggiunse un filo dorato che luccicava come il grano sotto il sole. Chissà che storia poteva raccontarle un filo così bello, avrebbe potuto pensare Lily. Ma i fantasmi non pensano, i fantasmi ricordano soltanto.

Lungo la strada che portava alla città c'era un campo di grano di cui non si vedeva la fine e sembrava quasi che semplicemente, ad un certo punto, diventasse cielo e risalisse a contornare le nuvole, come un'onda azzurra e anomala. Il gatto scovava i topi nel grano, girando per tutto quel campo, e così passava la giornata. Qualche cornacchia temeraria, che se ne infischiava di quella faccia da pirla dello spaventapasseri, talvolta pagava l'ardire tra le zampe del gatto. E il gatto era ben contento che non ci fossero solo i topi. Perché i topi lo annoiavano. I piccoli topi grigi di campagna, che proprio così grigi avrebbero potuto prendere la metropolitana ogni mattina, ventiquattrore in pugno, per raggiungere una stanza dove la luce arrivava soltanto dal neon. 'Ché sole, pioggia, azzurro terso, nubi bianche o scure come il piombo non si sarebbero mai visti da quei vetri sotto il soffitto, sigillati di stucco e zozzerie, sabbiati di fumo, polvere e sudore. E il gatto, per uccidere non solo la sua noia, zampava la fine dei topi. C'era poi quella cornacchia, quella che gracchiava più di tutte, che sembrava sputare in faccia il suo grido al mondo, al grano e anche al gatto. Era nera come lui, lucide le piume sotto il sole, astuta o fortunata che fosse, quella cornacchia gli sfuggiva sempre e gridava andandosene che pareva spargere derisione su tutto il campo, fin dove il campo, a un certo punto, sembrava quasi che semplicemente diventasse cielo e risalisse a contornare le nuvole come un'onda azzurra e anomala. Un giorno, in cui il grano pareva aver preso la forma di tanti enormi filtri di sigarette fumate da un gigante, il gatto, con la vista lunga e scoperta dal grano che non c'era più, vide arrivare la cornacchia da lontano e le andò incontro, più spavaldo di lei. Ma dov'era il Gigante? Il suo passaggio nel campo era chiaro al gatto, per la forma che aveva preso il grano e per la comparsa all'orizzonte della cornacchia che gracchiava così forte tanto da sembrare vicina quando era ancora lontana. Sì, perché quella era la cornacchia del Gigante e per questo aveva l'ardire di strillare tanto la derisione. L'esistenza del gigante era nota al gatto, gli era stata raccontanta in punto di morte da un topo grigio che lui aveva zampato e gli era stata lanciata sul muso con l'ultimo respiro, come una maledizione che gli sarebbe piovuta addosso prima o poi, perché i topi grigi delegano sempre la vendetta. E da allora, quando il gatto vedeva la cornacchia temeva l'arrivo del Gigante come il sopraggiungere della fine dei suoi giorni. E se quel giorno stava andando incontro alla cornacchia tanto spavaldo, era perché non voleva che la morte gli si annunciasse, ma che gli piovesse addosso come un temporale improvviso, a ciel sereno. Il gatto non era come sono invece i topi grigi, che mettono la propria morte, come la propria vita, nelle mani di qualcun altro più grosso di loro. E quello che gli piaceva, al gatto, era che il gigante avrebbe sotterrato con lui, nella sua orma, anche i piccoli topi grigi che correvano sempre per il campo come se avessero qualcosa di importante da fare in una parte della città dove non arriva la metropolitana. E non avessero tempo. Anzi, come se il tempo fosse già finito. Come se fosse già arrivato il gigante.

Le farfalle sparirono d'un tratto intorno al palloncino. Lily aveva letto un'altra storia della rete infinita che occupava il suo cielo come una nube sfrangiata dall'alta pressione del clima estivo. Ora Lily era solo un fantasma, con i suoi ricordi.