La storia del lupo bianco
Nel folto del bosco il buio era assoluto.
Il cielo era solo una macchia scura, solcata da rami protesi come artigli pronti a ghermire una qualsiasi preda ignara.
Un vento maligno sollevava le foglie cadute in improvvisi turbinii per poi fuggire fischiando tra i tronchi rinsecchiti dal freddo inverno.
Poi di colpo: un ululato.
Non era possibile sbagliarsi.
Era proprio la vibrante voce di un lupo.
Un ululato.
Ancora uno.
Di nuovo, ma più vicino.
Sempre più vicino…
Lily, distesa sul prato, era immobile, inerte.
Nel fruscio feroce del vento, faticava non poco per distinguere i passi felpati del predatore in agguato.
Ascoltava e tremava.
Inerme.
Il lupo era lì. Pelo bianco ed occhi incandescenti. E grandi denti.
Lily, terrorizzata, non era in grado di muoversi.
Quasi non era più in grado nemmeno di respirare.
Vide gli occhi di brace del lupo specchiarsi nei suoi.
Sospirò debolmente e pregò perché tutto finisse presto…
Ah, se l’Alibro svolazzasse ancora…
Se solo m’avessero dato una storia
una vita…
Il lupo avvicinò le sue fauci dentate al volto di Lily.
E, senza tentennamenti né rimpianti, le leccò una guancia.
Poi si sdraiò aspettando che lei riaprisse gli occhi…
Lily, stupita d’esser ancora viva, non sapendo come comportarsi, si finse comunque morta.
Il lupo aspettava pazientemente.
Lily dischiuse appena un occhio.
E il lupo sorrise.
In fondo era solo un vecchio lupo bianco.
Che amava raccontare storie.
Per non sentirsi troppo solo.
Una voce che Lily non aveva mai sentito così vicina, quella del Lupo. Lily comprese le parole nel suono degli ululati e quello che ad altri avrebbe fatto accapponare la pelle le riscaldò, invece, il cuore. Ma prima di ascoltarlo lo guardò e il lupo tacque, in procinto di cominciare, per non farle perdere neppure una parola della sua storia. Osservò i baffi che avevano la luce della seta nella luce lunare, ora che Lily sapeva cos'era la seta riusciva a fare paragoni. E il pelo bianco che incorniciava il suo muso come se nient'altro di immaginabile potesse esserne ugualmente degno. Lily non avrebbe mai detto che fosse vecchio. Ma che era solo quanto lei, sì, questo riusciva a capirlo nell'immediatezza. Perché il lupo non l'aveva mangiata, come del resto lei si aspettava facesse. Perché c'è soltanto una cosa più forte della fame, ed è il bisogno della compagnia di 'qualcunoqualsiasi' quando la solitudine è più grave del peso corporeo. E non c'è pasto che possa rifocillare un cuore desolato. La stanchezza e la noia o parlano o ti strozzano. Forse per questo il Lupo le raccontava delle storie? Sicuramente anche per questo Lily si mise ad ascoltarle. Per nutrire il lupo della sua attenzione.
C'era una steppa imbellita dal gelo. Perché nel gelo brillava della luce dei cristalli. Mai nessuno si era avventurato con passi scricchiolanti a disturbare il suo manto. Su di lei correvano soltanto il cielo e le stagioni. Correvano sembrando immobili. Correvano perché il cielo e le stagioni corrono ovunque, trainati dal tempo che nessuno può domare. Neppure i lupi passavano attraverso quella steppa. Perché i lupi ne avevano il rispetto che si deve ai luoghi sacri. E anche i lupi, come tutte le altre specie che non vi si erano mai avventurate, ne avevano un po' timore.
Quella steppa si diceva fosse la dimora dell'Inverno e del sonno della Natura. Per questo neppure un lupo aveva mai avuto l'ardire di ululare nelle sue vicinanze. Perché non si può forzare la Natura al risveglio quando la Natura decide che è il momento di riposare. E soltanto il vento, il vento operaio del tempo, occupato a spingere il cielo e a consumare tutte le cose, avrebbe potuto raccontare cosa c'era oltre la steppa. E forse se anche noi
potremmo provare a indovinarlo è perché respirando ci nutriamo della sua aria. Forse, così, qualcosa del vento resta in noi, come un seme della sua conoscenza delle cose.
Perché sappiamo che accanto alla dimora dell'Inverno sorge il giardino della Primavera, dove tutto quello che dormiva si risveglia. Un ritorno alla vita, attraverso il sonno. Una morte apparente che ristora la forza di ogni natura. E ogni natura ha un ciclo, un cerchio magico da percorrere. E i lupi non avrebbero mai calpestato il cerchio, che maturava fino a bruciarsi nell'estate, e che spargendo le ceneri delle foglie si consumava nell'autunno. Perché i lupi avevano rispetto dei luoghi sacri. E fiutavano la presenza del cerchio invisibile, perché anche i lupi respirano il vento.
Lily si sorpese del calore che sentiva di nuovo nelle vene. Era il calore del respiro del Lupo ad averla salvata. Era forse la storia che le aveva raccontato. Era la certezza che sarebbe tornato da lei, anche se adesso poteva distinguerne chiaramente soltanto la coda. Mentre se ne andava.
E chi di voi tornerà da Lily per raccontarle una storia?
Poche ore dopo dall'invio di questo post. Il mio branco ha un lupo di meno. Il gelo si è posato su ogni parola che non riesco a dire. A scrivere, neppure.
Silenzio. Silenzio.
Shhhhhhhhhhhhhhhhh....